ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL’ARTE ITALIANA DI MILANO

Una pittura che rivela eccellenti disposizioni mediante segni e colori intensi, morbidi. Una ricerca di situazioni interiori da scoprire nei ritratti, nei volti i quali colgono le emozioni verso l’interpretazione di un carattere. La presenza umana diventa il simbolo primario della realtà. L’artista Antonietta Meneghini con grande padronanza espressiva e formale raggiunge una sua piena autonomia collocando le immagini in atmosfere delicate che accrescono il valore di una raffigurazione. Tagli di luce invadono le sue tele evidenziando quelle caratteristiche che si pongono in diretto contatto con l’osservatore.

Le opere espresse di Antonietta Meneghini sanno conservare immediatezze istantanee, sfondi monocromatici marcati dalla luce da cui emergono gli aspetti psicologici dei soggetti. Antonietta Meneghini ristabilisce un contatto con l’aspetto esterno, con l’interiorità del soggetto, e con la sua personalità.

ARCHIVIO MONOGRAFICO DELL’ARTE ITALIANA DI MILANO
Giugno 2009

Catalogo Love Art

C’è il segno della vita, il colore della forza e del futuro in mezzo alla distruzione, c’è Eros contro Thanatos nel quadro che ha come titolo Il gioco e la memoria va a Schindler’s list, il capolavoro di Spielberg. Un invito esplicito Guardami, ricordo e desiderio invece sul corpo seminudo, Pensando a lui.

Critico: PROF.SSA CECILIA CI 
Catalogo Love Art Scorzè Venezia, settembre 2009

Critica: GIORGIO RIGOTTO 

Guardo e cerco di non ascoltare la conversazione, ma qualcosa devo pur rispondere. Cerco l’isolamento interiore per ascoltare quello che i quadri sussurrano alla mia anima. So che poi non sarà più così. Ascolto come fosse la prima frase d’amore, mi avvicino ai volti sperando nella rivelazione di un segreto, ai corpi confidando in una carezza.

Non so come faccia il piccolo soggiorno a contenere tanta esplosione di significati e come non si aprano, da sole, le finestre per far conoscere ai cieli li fuori tanto fulgore.

Ma li vicino c’è Guardami. Guardami perchè posso essere tua, perchè sono imprendibile, perchè so ricevere. O guardami soltanto come forma d’amore. Guardami non vedermi soltanto, ma penetrami con tutta la forza che puoi della tua anima e dei tuoi pensieri come atomi instancabili.

Nel congedo ho detto ad Antonietta, tenendole tutte due le mani: “Vedi, ormai noi non siamo più insidiati dalla giovinezza ma mi ero fatta l’idea, visionando qualche giorno fa i quadri da un dischetto, che tu fossi tremendamente giovane. Ero nel giusto. Ho conosciuto un artista che non invecchierà mai perchè è giovanissima nell’anima.”

Critico: GIORGIO RIGOTTO 
Vicenza, novembre 2009

Critica: FEDERCRITICI 

Attenta osservatrice della realtà sociale, l’artista coglie aspetti dei comportamenti umani su cui generalmente l’abitudine dello sguardo non si sofferma. La seduzione di uno sguardo rivela l’aspetto inconscio presente in ogni forma di attrazione, così come l’istinto ludico dei bambini rappresenta uno schema di sopravvivenza che ci solleva dall’ansia, dalla frustrazione e dal senso dell’impotenza. L’analisi dell’artista è sostenuta da una notevole capacità di rappresentare per immagini l’esplorazione dei sentimenti umani. Nessun segno è banale e privo di significato e il colore rosso testimonia metaforicamente la presenza invisibile, ma indispensabile, della consapevolezza razionale in grado di andare oltre le apparenze, fino a giungere a una vera comprensione e compassione per l’animo umano.

Critico: FEDERCRITICI 
in “MUSEI” n.7 di Vicenza, marzo 2010

“Il Capoluogo”

Senza fiato lascia il dipinto di Antonietta Meneghini “Il Gioco”, dove da uno sfondo cupo dove a sopravvivere sono solo cumuli di macerie, si fa avanti un bimbo, unica speranza di vita, con la sua palla rossa.

Critico: SERENA CIAMPA 
“Il Capoluogo” L’Aquila, giugno 2010

Catalogo SINESTESIE L’Aquila

“IL GIOCO”: edifici fatiscenti, scheletri architettonici di una città colpita da un evento drammatico e irrimediabile, si stagliano verticalmente ai due lati del quadro, creando una fuga prospettica che mostra a distanza solo macerie e un incolmabile vuoto, accentuato dall’uso di colori puri come il bianco e il nero. Unico segno consapevole di vita, che emerge a spezzare le livide atmosfere della tragedia, un bimbo dal maglioncino rosso che gioca in primo piano con una palla rossa anch’essa. Si allontana da tutte quelle macerie e corre incontro allo spettatore, come simbolo di forza individuale e al contempo di rinascita collettiva, espressione del futuro, solo nella pianificazione del quale si può vincere temporaneamente la morte.

Critico: CRISTINA AGLIETTI 
Catalogo SINESTESIE L’Aquila, giugno 2010